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Da gennaio 2015 sarà possibile prenotare comodamente on-line il proprio trattamento, visualizzando istantaneamente giorni e orari disponibili.

 

*Eventuali disdette o modifiche devono essere effettuate entro e non oltre le precedenti 24 ore contattando telefonicamente il professionista di riferimento.

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Piccoli Cuochi Crescono

 “Mia mamma mi ha detto che i due più importanti utensili da cucina sono attaccati alle braccia… non si può mescolare le polpette di carne con un cucchiaio di legno: lì ci arrivano solo le dita sporche”.
(Rachael Ray)

Questa citazione fa riflettere su quanto sia importante coinvolgere i bambini nella creazione delle nostre ricette, dalla più semplici alle più complesse. Cucinare non significa solo mangiare, ma toccare, sbriciolare, versare, sbucciare… tutte attività che coinvolgono uno degli strumenti più belli che abbiamo in dotazione: le mani.

Le mani hanno grandi potenzialità spesso inespresse o non stimolate, attraverso il cucinare, attività creativa divertente e perché no, confusionaria, possiamo svilupparle.

Pensiamo al versare della cioccolata calda con un cucchiaio in una ciotola, sviluppa una della competenze più importanti della mano, la coordinazione oculo-manuale ( sempre se i nostri bambini non se lo mangiano tutta prima di versarla!).Oppure preparare l’impasto per i biscotti, permette di potenziare la motricità fine, un requisito indispensabile per la scrittura.

Visto all’ora quanto è importante sbizzarrirsi in cucina con i bambini, vi consiglio una ricetta da fare con loro: sono i “cake pops” ( lecca- lecca di pan di spagna).

PER IL PAN DI SPAGNA:

  • 6 uova
  • 180 g di zucchero
  • 240 g di farina
  • Buccia di limone grattugiata

PER I CAKE POPS :

  • 6 cucchiai di confettura ( il gusto che preferite)
  • 200 g di cioccolato fondente
  • 200 g di cioccolato al latte
  • Zuccherini
  • Codette colorate
  • Farina di cocco

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PER IL PAN DI SPAGNA

  1. Unite le uova con lo zucchero : mostrate al bambino come si fa è fategli provare a girare il cucchiaio nella ciotola, questo movimento è utile per l’apprendimento delle forme rotonde;
  2. aggiungete la buccia di limone e la farina setacciata, unendola al composto;
  3. versate il tutto in una tortiera imburrata: il pezzo di burro ricopre un ruolo importante sia per la manipolazione che per la coordinazione oculo-manuale; e cuocetela a 180 ° per 45 minuti.

PER I CAKE POPS

  1. Fate sbriciolare il pan di spagna dal vostro bambino, si divertirà tantissimo! E aiutatelo ad incorporare la marmellata con il composto preparato;
  2. formate insieme tante piccole palline, ciò permette lo sviluppo della motricità fine, e mettetele nel freezer per 30 minuti;
  3. fondete i due cioccolati a bagno maria;
  4. fate vedere ai vostri bambini come infilare i cake pops negli stecchini, ciò incrementa la coordinazione oculo- manuale ;
  5. passateli prima nel cioccolato e poi nelle codette o negli zuccherini a seconda della vostra creatività, un buon allenamento per il polso, protagonista nella futura scrittura;
  6. lasciateli asciugare in posizione verticale per 30 minuti in frigo.

Dunque dietro una semplice e divertente ricetta, si nascondo tanti piccoli esercizi fondamentali per potenziare le abilità manuali, che sono strettamente connesse al disegno e alla futura scrittura.

E allora…benvenuti piccoli cuochi!

Dott.ssa Chiara Codispoti

Educatrice e Rieducatrice del gesto grafico

Il mondo della manipolazione

“Toccare, schiacciare, premere, appallottolare e mischiare”

Sono attività di manipolazione, un mondo questo ricco di idee che permettono ai nostri bambini di conoscere ciò che le loro manine possono e riescono a fare.

Questa attività coinvolge i bambini dai primi mesi di vita, essi sperimentano il mondo circostante proprio attraverso il senso del tatto, e in particolare, nel primo approccio con la pappa.toccare

Quante volte abbiamo negato ai nostri piccoli di toccare e schiacciare la loro prima pappa? Se pensiamo a quale senso è coinvolto nell’ assaggiare il cibo, ci viene subito in mente il gusto, in realtà il senso del tatto ricopre un ruolo altrettanto importante.

Un consiglio alle mamme più avventurose ( poi capirete il perché): provate a mettere un cucchiaio di ciò che gli avete preparato in una ciotolina accanto a quella della pappa di vostro figlio, e nel mentre lo imboccate stimolatelo a giocare con essa ( ovviamente il cibo potrà andare in giro, ma anche questo è un buon modo per comprarsi una tovaglia nuova!).

La stimolazione tattile, prodotta dalla manipolazione può avvalersi di tante risorse “naturali”, un esempio: mentre impastate la pizza, vostro figlio può aiutavi a tirare la pasta e senza accorgervene otterrete due risultati con un solo gesto, fortificare le sue dita e preparare un’ottima cena.

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Manipolare è un’ attività che si nasconde nelle cose di ogni giorno, un altro gioco è quello di lasciargli toccare della farina bianca o del pangrattato dentro un piatto fondo, mentre magari voi impanate le bistecche per il pranzo; la stessa cosa la potete fare con le polpette, chiedete a vostro figlio di creare delle palline più o meno grandi che stimoleranno al contempo, la muscolatura del palmo della mano e la sua fame.

Dunque questo mondo, vi permetterà di attivare le parti più importanti della motricità fine, che sono fondamentali per la scrittura e contemporaneamente vi aiuterà a passare dei momenti divertenti con il vostro piccolo.

Dott.ssa Chiara Codispoti

Educatrice e Rieducatrice del gesto grafico

Pavimento pelvico e incontinenza urinaria

Rev Med Univ Navarra. 2004 Oct-Dec;48(4):18-31. [Urinary incontinence and other pelvic floor damages: ethilogy and prevention strategies]. Amóstegui Azcúe JM1, Ferri Morales A, Lillo De La Quintana C, Serra Llosa ML.

L’incontinenza urinaria, un danno al pavimento pelvico (lacerazione muscolare di terzo e quarto grado), l’incontinenza fecale, il prolasso genitale o la dispareunia (dolore al rapporto sessuale) sono il risultato di un trauma ostetrico, generalmente derivante dal primo parto. L’obiettivo della ricerca proposta è stato quello di analizzare da un punto di vista fisiologico e meccanico, perché si verifica il danno, studiando il processo del parto e le modalità con le quali viene condotto nella maggior parte degli ospedali del paese (Spagna). L’analisi del parto e le differenti posizioni utilizzate nella prima e nella seconda fase del travaglio, le cure dedicate alla donna nel puerperio, hanno portato a proporre una strategia globale di prevenzione condotta in tre fasi: 1) Prevenzione prenatale: dovrebbe avvenire una preparazione specifica del pavimento pelvico e della muscolatura addominale durante la gravidanza, utilizzando tecniche di massaggio e di stretching manuale del perineo. Inoltre la donna gravida dovrebbe imparare posizioni e metodi di spinta che rendano più semplici le fasi del parto. Dovrebbe essere effettuato un trattamento osteopatico delle articolazioni pelviche per facilitarne la mobilità o ridurre eventuali disfunzioni e rigidità. 2) Prevenzione durante il parto: durante questa fase dovrebbe essere rispettata la fisiologia e dovrebbero essere favorite tecniche manuali, basate sulla posizione e sul respiro per proteggere il bambino e il pavimento pelvico. 3) Prevenzione postpartum: l’azione è mirata sul pavimento pelvico, attraverso esercizi del diaframma e dei muscoli addominali o esercizi posturali e, se necessario, attraverso il trattamento osteopatico nel primissimo puerperio per favorire una corretta involuzione dei tessuti molli  e delle articolazioni coinvolte nel parto. Un trattamento fisioterapico specifico sarà proposto alle donne con patologia funzionale sei settimane dopo il parto.

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I bisogni della nuova famiglia e il ruolo del papà

C’è quasi sempre un senso di meraviglia, di stupore e di infinito sollievo di fronte al proprio bambino appena nato. Ma questo essere fragilissimo, incapace di vivere senza amore, crea anche un vago senso di estraneità e di timore, che a poco a poco può creare confusione e disorganizzazione in famiglia e stimolare sentimenti confusi e indecifrabili, velando di incomprensibile malinconia la felicità iniziale.

L’obiettivo dell’incontro è quello di chiarire la fisiologia delle dinamiche famigliari ed emozionali dopo il parto ed il ruolo fondamentale della figura paterna, al fine di normalizzare relazioni e sentimenti che in questa delicata fase possono spaventare.

Dott.ssa Paola Brambilla – Psicologa e Psicoterapeuta

  • Diventare mamma
  • Il ruolo del padre dopo il parto
  • Il primogenito
  • Il secondogenito e la rivalità fraterna

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Lombalgia in Gravidanza

Hippokratia. 2011 Jul-Sep; 15(3): 205–210. Pregnancy-related low back pain
P Katonis, A Kampouroglou, A Aggelopoulos, K Kakavelakis, S Lykoudis, A Makrigiannakis, and K Alpantaki

La lombalgia è un dolore lamentato comunemente tra le donne durante la gravidanza, avendo un grande impatto sulla qualità di vita. Già Ippocrate parlava di questa sintomatologia e nel 1962 la lombalgia delle donne in gravidanza è stata classificata come dolore del cingolo pelvico e dolore lombare. È stato stimato che circa il 50% delle donne in gravidanza soffre in qualche momento di lombalgia, prima o dopo il parto. La lombalgia legata alla gravidanza sembra essere il risultato di fattori meccanici e ormonali. Il dolore del cingolo pelvico è comune durante la gravidanza e nel post-partum, molto più frequentemente che il dolore lombare. È descritto come dolore profondo, può essere unilaterale o bilaterale, intermittente o continuo, che si estende dalla cresta iliaca posteriore al gluteo con possibile irradiazione alla coscia e al polpacci, ma non al piede. Tale dolore può rendere difficoltosa l’attività fisica e causare difficoltà nella vita sociale della donna. Il dolore lombare durante la gravidanza è molto simile invece al dolore lombare provato dalle donne non durante la gravidanza, si presenta intorno alla colonna vertebrale, sopra il sacro, può irradiarsi o non irradiarsi fino al piede. Il dolore a livello del cingolo pelvico è maggiore nel pre-parto, quello lombare nel post-parto, il secondo sembra essere meno disabilitante del primo. Pur avendo una prognosi benigna, la lombalgia delle donne in gravidanza affligge enormemente la qualità di vita della persona. Lo scopo dello studio proposto è stato quello di revisionare vari articoli scientifici riguardo l’eziologia e gli approcci terapeutici alla lombalgia in gravidanza. Gli studi analizzati hanno evidenziato che soffre di lombalgia dal 20% al 90% delle donne in gravidanza, di cui circa un terzo soffre di dolore invalidante, mentre il 10% riporta un’impossibilità a lavorare. Tendenzialmente il dolore lombare ha inizio tra la 20° e la 28° settimana di gestazione, ma può cominciare anche prima. Circa il 40% delle donne presenta lombalgia a distanza di 3 mesi dal parto, circa il 15% invece a distanza di 12 mesi. L’eziologia della lombalgia in gravidanza è scarsamente compresa. Una prima ipotesi è di tipo meccanico, legata all’aumento di peso e di diametro del bacino, che sposterebbe il baricentro aumentando lo stress a livello lombare. Spesso alla lombalgia si associano disfunzioni del pavimento pelvico. Un’altra ipotesi è quella di dolore causato dall’allungamento della muscolatura in seguito all’aumento di dimensioni dell’utero. È inoltre stata dimostrata una prevalenza di lombalgia nelle donne con debolezza del muscolo medio gluteo. Un numero significativo di donne soffre di lombalgia a partire dal primo trimestre di gravidanza, in cui i cambiamenti meccanici non possono ancora giocare un ruolo significativo. In questi casi sono i cambiamenti ormonali a causare instabilità a livello della pelvi, generando discomfort a livello di tutta la colonna vertebrale. Un’altra ipotesi, specialmente per il dolore notturno, suggerisce che l’aumento di dimensioni dell’utero possa causare una pressione sulla vena cava con conseguente congestione a livello pelvico e lombare. L’esame obiettivo per la diagnosi differenziale può risultare difficoltoso a causa dei pochi test esistenti, della soggettività del dolore e della disabilità causata dalla lombalgia. Esistono comunque alcuni test per individuare la struttura che dà dolore e per distinguere un dolore muscolare da un dolore dato dall’instabilità per lassità dei tessuti durante la gravidanza o dopo il parto a causa di traumi durante la fase espulsiva. I fattori di rischio per lombalgia durante la gravidanza sono molteplici: traumi pelvici pregressi, lombalgia cronica già presente prima della gravidanza, lombalgia durante il ciclo, lombalgia durante le precedenti gravidanze, numerose gravidanze, eccessivo peso della madre. Al contrario sembrerebbe che l’esercizio fisico riduca il rischio di lombalgia durante la gravidanza. Nonostante sia molto difficile prevenire la lombalgia è importante che le future mamme seguano alcune buone norme: utilizzare sedute, materassi e cuscini adeguati, evitare di aumentare eccessivamente di peso, svolgere attività fisica e terapia fisica durante e anche prima della gravidanza. Nonostante la disabilità causata dal dolore lombare, la maggior parte delle donne che ne soffrono ritiene che sia un disturbo inevitabile durante la gravidanza, pertanto solo il 50% chiede aiuto. Nonostante spesso sia complicato eliminare la causa principale del dolore, esistono molteplici interventi che possono aiutare a ridurre di molto la sintomatologia. Tra questi la terapia manuale, lo yoga, l’esercizio fisico, cinture, ausili di vario tipo e altro.

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Osteopatia in TIN

BMJ Open. 2013 Feb 20;3(2). Effectiveness of osteopathic manipulative treatment in neonatal intensive care units: protocol for a multicentre randomised clinical trial. Cerritelli F1, Pizzolorusso G, Renzetti C, D’Incecco C, Fusilli P, Perri PF, Tubaldi L, Barlafante G.

Il rapporto del WHO del 2010 ha mostrato che 1 bambino su 10 nasce prematuramente e che al mondo 15 milioni di neonati sono pretermine. I costi per la gestione di un bambino prematuro sono esorbitanti e aumentano quanto minori sono l’età gestazionale e il peso alla nascita. La durata dell’ospedalizzazione è strettamente connessa a età gestazionale e peso alla nascita, a causa delle complicazioni spesso legate a questi due parametri. Nel neonato prematuro si manifestano molto frequentemente sintomi clinici di immaturità dell’apparato gastroenterico, come vomito, rigurgito, costipazione. L’osteopatia è una medicina manuale che si basa sul contatto per la diagnosi e il trattamento. Rispetta la relazione tra corpo, mente e spirito in salute e in malattia, enfatizzando l’integrità funzionale e strutturale del corpo ai fini di sviluppare l’intrinseca capacità di autoguarigione. Lo scopo dello studio proposto è stato quello di valutare l’efficacia del trattamento osteopatico in terapia intensiva neonatale, innanzitutto sul numero di giorni di ospedalizzazione, in secondo luogo su parametri come il guadagno di peso giornaliero, il numero di episodi di vomito e rigurgito, la frequenza nell’evacuazione e la necessità di utilizzare clisteri, il tempo di alimentazione per via enterale. Sono stati arruolati neonati pretermine presso gli ospedali di Macerata, Pescara e Monza. Dallo studio erano esclusi i neonati con età gestazionale inferiore alle 29 settimane e superiore alle 37 settimane, con patologie gravi genetiche, congenite, cardiovascolari, gastrointestinali, respiratorie o sottoposti a intervento chirurgico. I pazienti arruolati dovevano ricevere il primo trattamento osteopatico entro i 14 giorni di vita. I pazienti reclutati sono stati divisi in un gruppo di trattamento e in un gruppo di controllo. I pazienti appartenenti al gruppo di trattamento hanno ricevuto due trattamenti osteopatici a settimana per tutta la durata dell’ospedalizzazione, mantenendo le cure di routine della terapia intensiva. I pazienti appartenenti al gruppo di controllo hanno proseguito solo le cure mediche standard. Il trattamento osteopatico verteva sull’approccio delle anomalie tissutali e delle aree di asimmetria. Venivano poi mobilizzate le aree ipomobili per ridurre le disfunzioni somatiche riscontrate. Il personale della terapia intensiva che raccoglieva quotidianamente i dati clinici non era a conoscenza del gruppo di appartenenza dei pazienti. I risultati saranno pubblicati su una rivista scientifica peer-reviewed.

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Osteopatia e Scoliosi

Scoliosis. 2008; 3: 2. Manual therapy as a conservative treatment for adolescent idiopathic scoliosis: a systematic review. Michele Romano and Stefano Negrini

La scoliosi idiopatica è una patologia che colpisce circa il 2% degli adolescenti. Sono stati proposti diversi approcci terapeutici, a seconda della gravità della curva, dell’altezza e della maturità scheletrica, dell’età di diagnosi. Uno dei principali problemi nel trattamento è la mancanza di una prognosi realistica, in quanto alcune scoliosi, una volta scoperte, non peggiorano più, mentre altre hanno un’evouzione rapida, specie durante la pubertà. Due alternative potrebbero influire sul piano terapeutico: 1) i pazienti non soggetti a screening o precedenti trattamenti solitamente intraprendono un piano terapeutico tardivamente, con il rischio di necessitare un intervento chirurgico; 2) i pazienti soggetti a screening (a scuola, in famiglia, dal pediatra) possono da subito intraprendere un percorso di tipo conservativo, sulla base del rischio di evoluzione della curva. Lo svantaggio di questa procedura è che potrebbero essere coinvolti in un percorso lungo e dispendioso anche soggetti in cui la scoliosi sarebbe potuta non essere progressiva. Oltre alla terapia fisica, regolarmente proposta nell’approccio terapeutico conservativo della scoliosi, potrebbero essere incluse la chiropratica e l’osteopatia, spesso con risultati clinici rilevanti, ma purtroppo con pochi studi scientifici alla base. Lo scopo dello studio proposto è stato quello di analizzare gli studi riguardo l’efficacia del trattamento manipolativo sulle scoliosi idiopatiche. Sono stati individuati 73 studi, di cui solo alcuni rispondevano ai criteri di inclusione:

  • Nel primo 3 trattamenti manuali a settimana per 6 settimane in ragazzi di età compresa tra 15 e 16 anni hanno fatto ridurre l’angolo di curva da 38° a 11°. Non era però presente un gruppo di controllo.
  • Nel secondo venivano applicati trattamenti chiropratici in relazione all’inserimento di una suoletta per 14 mesi in ragazzi di età compresa tra i 6 e i 17 anni: in alcuni c’è stato un netto miglioramento, in altri non ci sono state variazioni, in alcuni c’è stato un peggioramento.
  • Nel terzo è stato effettuato uno studio pilota per valutare l’efficacia nel reclutamento dei pazienti e la loro compliance, per avere dei risultati validati scientificamente però occorre un campione più esteso.
  • Il quarto studio comprendeva solo due pazienti su cui venivano considerati parametri poco oggettivi, valutabili solo con l’osservazione e la palpazione. In questo studio la progressione della curva scoliotica è stata arrestata per 10 anni.

Altri studi con ottimi risultati clinici sono stati revisionati. Nessuno di questi, però, è rientrato nei criteri di inclusione per carenze metodologiche. Urge quindi la necessità di nuovi studi con una metodologia rigorosa per dimostrare scientificamente l’efficacia del trattamento osteopatico nelle scoliosi idiopatiche, sulla base dei risultati clinici finora ottenuti.

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